Mi servite, ma non mi servo di voi, vi osservo curioso come un bimbo, cerco di leggervi dentro, lì dove nasce il mondo, il vostro.
Delicatamente forti, coraggiose, madri del mondo, semplici compagne, ragazze spensierate, dolcissime voi con gli occhi persi all'orizzonte, come a guardare un mare, un'alba.
Vi sento, voci fresche, solari; mi cullo delle vostre note musicali, mi rasserenano l'animo, come il bambino, il mio dentro, che ascolta la voce della madre, delicata come ali di farfalla mi chiudeva gli occhi per sognare.
Il ladro sono io , e voi inconsapevoli case dove provo ad entrare, mi aggiro in voi dapprima impaurito dalla poca luce, voi stesse poi vi accendete e allora devo coprirmi gli occhi per la brillante luce che è in voi.
Alcune sono case grandi , ricche di storie, piene del tempo trascorso, altre sono libere stanze vuote di giovinezza da riempire di cose e luoghi che verranno, qualcuna è fredda, come se il tempo l'avesse fermata d'inverno per un dolore grande, che tutto il mio io non riesce ad immaginare.
E allora si il ladro sono io; entro e rubo tutto quello che mi serve, ma non porto via niente, eppure esco arricchito, ed ho la sensazione di conoscervi un po' di più; ma forse me lo lasciate credere voi per farmi contento, vi lasciate esplorare, mi regalate parole, sensazioni, ricordi; io penso di rubare e voi, furbe, chiudete la porta, perché nel vostro cuore entrate solo voi.
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