sabato 18 giugno 2011

La misura in cui...

Ho paura che finisca questa attesa, dove mi sono annidato e dove mi trovo forzatamente bene.
Come quando raramente esco di casa, affronto il primo portoncino d' ingresso e già mi sento strano, percorro il vialetto ed è come fossi su una rampa di lancio verso il vuoto, poi varco il cancello e sono in strada. Mi prende l'ansia, mi racconto che va tutto bene, che non è nulla, lo so che quello che può accadermi fuori, può succedere anche in casa.
Mi sembra di essere un detenuto che lascia la sua cella dopo tanti anni di carcere, sono felice, ma ho anche paura di come troverò il mondo; il che non ha senso, non sono in galera, ma in attesa di trapianto di cuore...e non sono anni, ma mesi; comunque mesi sofferti e pensati, posso dire che un giorno sembra un mese e un mese sembra un anno, almeno questa è la mia percezione.
Non ha senso che io abbia paura di trovare il mondo cambiato, il mondo è sempre quello, ma forse il punto è che sono cambiato io e magari ora mi sento strano, mi sento in qualche modo perso e dovrò reimparare, una volta che ci tornerò, ad accomodarmici sopra, prenderne le misure e capire se non mi stia stretto.

Tutto questo pensiero mentre sono fuori presto stamattina. Non riuscivo più a dormire, così mi sono seduto sulla sdraio in giardino; si sta bene la mattina, l'aria è fresca e mi piace ascoltare il rumore del quartiere che si sveglia: le persiane che salgono, il tintinnio delle tazzine da caffè, i passeri e i merli che amoreggiano incuranti della mia presenza e le sempre presenti campane di una chiesa, che in un'Italia che si rispetti non possono mancare.

E poi passano loro, i miei vicini indaffarati, alcuni escono sul vialetto di corsa, altri vanno più piano, ma tutti con la testa già fissa sul lavoro, o sulla giornata che li attende, ecco la differenza tra me e loro, nel mio caso io attendo le giornate e non il contrario.

Penso a questo e provo a ricordare com'era la mia vita prima di questa attesa: uguale a voi, così mentalmente indaffarato, tanto a volte da non accorgermi di una foglia che cade, o del profumo della siepe di Gelsomino.
E allora provo a srotolarla questa vita, me la metto davanti come fosse una pellicola di un film già visto, alcune scene non mi piacciono, altre sono brillanti e divertenti, alcune tristi, molte sono monotone e noiose, come se in quel periodo mi fossi bloccato su un ritmo che non mi piaceva, ma che per qualche motivo accettavo e vivevo, vivere in mono tono non è bello.

Mi lasciavo vivere senza rendermene conto.

Spero di aver imparato la lezione che questa mia lunga e riflessiva attesa mi sta insegnando.

Perché nella vita si brilla nella misura in cui ci si sente vivi!

Buongiorno a Voi

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